Il centro storico di Taggia è il secondo della Liguria, per importanza ed estensione, dopo quello di Genova. la via Soleri, arteria centrale caratterizzata da una forte impronta monumentale. Tra gli antichi edifici che vi prospettano si nota il palazzo Curlo, poggiante su quattro arcate in pietra, e il cinquecentesco palazzo Asdente-Carrega, con due portali scolpiti;
La via San Dalmazzo, che conserva pressochè integro l'aspetto medievale, con voltoni e archi di sostegno fra antiche case dai portali in ardesia scolpita a bassorilievo;
Il ponte medievale, grandiosa costruzione a 16 arcate, perfettamente conservata, che attraversa il torrente Argentina per una lunghezza di 260 metri;
La chiesa romanica della Madonna del Canneto, con elegante campanile cuspidato e cripta del XII sec.;
Convento di San Domenico. Il complesso conventuale di san Domenico merita un discorso a sé, data la sua importanza artistica notevolissima, che ne fece il principale centro di cultura per ben tre secoli.
Posto a sinistra del borgo, giusto prima di entrare nell'abitato, in posizione sopraelevata, il convento quasi domina la piana, dinanzi al ponte di Castellaro.
Il convento venne fondato per volontà del padre domenicano Cristoforo da Milano nel 1459, ma i lavori iniziarono alcuni anni più tardi.
La chiesa, consacrata nel 1490, fu decorata da Giovanni Donato da Montorfano. Ripristinata nel 1935 nelle originarie linee gotiche a conci bianchi e neri e recentemente di nuovo restaurata, la chiesa, la cui pianta è a croce latina irregolare fiancheggiata da cappelle ogivali, e il museo conservano pregevoli dipinti di Francesco, Ludovico e Antonio Brea, nativi di Montalto Ligure e di altri pittori notevoli come Gregorio De Ferrari, Orbetto da Verona, Perin del Vaga, Malosso, Emanuele Macario.
Il chiostro è di forma quadrata ed è ricoperto da venti colonne che già furono nel convento benedettino. Nelle lunette relative vi sono affreschi – molti dei quali in buone condizioni – eseguiti fra il 1611 e i1 1613 con episodi della vita di san Domenico.
Uno di questi affreschi ricorda il padre Cristoforo da Milano, ma non è molto leggibile. Interessanti anche la sala del refettorio, la libreria e il complesso museografico vero e proprio, che conserva 34 opere di pittura e di scultura.
Numerosissime edicole votive, di diverse epoche storiche, alcune delle quali di grande valore artistico, che formano un interessante percorso all'interno del centro storico e di cui sta per iniziare il restauro.
Basilica di San Filippo del 1675-1681. Il tempio sorge sul luogo dell'antica chiesa romanica dell'XI secolo, dalla quale diverse opere furono in seguito trasferite nella nuova basilica nel 1675. Al suo interno, corredato dalle quattordici cappelle laterali, sono conservate le reliquie del santo concittadino San Benedetto.
Chiesa di San Martino di Tours. Eretta nella località omonima si presenta in stile romanico, conservando affreschi del XV secolo.
Chiesa della Santissima Trinità del 1475.
Chiesa dei Santi Sebastiano e Fabiano del 1454.
Ad Arma di Taggia, nei locali della ex stazione ferroviaria, è stato allestito, da un gruppo di volontari, il MUSEO FERROVIARIO LIGURE
iniziativa museale nata per diffondere la storia e la cultura ferroviaria e per salvaguardare cimeli e materiali ferroviari che hanno caratterizzato il trasporto ligure su rotaia.
Nell'entroterra si possono visitare numerosi borghi medievali, assai ben conservati, quali Badalucco, ove si svolge ogni anno la caratteristica "Sagra dello stoccafisso"; Montalto, ove è possibile ammirare gli affreschi trecenteschi della chiesa romanica di San Giorgio; e Triora, borgo dalla particolarissima atmosfera creata dalla sua struttura architettonica fatta di vicoli, piazze, cortili, scalinate, alte case dal portali scolpiti, arroccate le une alle altre su un poggio in splendida posizione panoramica. Vi sono stati celebrati numerosi processi per stregoneria, documentati nel piccolo museo.
TRADIZIONI
La festa "de Santa Maria Madarena du boscu", che si svolge a Taggia in luglio, ha profonde radici che vanno oltre la già antica tradizione cristiana: la festa è nominata negli statuti di Taggia, i quali sancivano l'abolizione del dazio sui vini per il giorno della ricorrenza, già nel 1381. Nel luglio del 1716, con atto del notaio Gio Valentino Anfossi, nasce la Confraternita dei Maddalenanti, il cui scopo era simile a quello delle altre confraternite: sopperire, attraverso attività caritatevoli, alle carenze dell’organizzazione sociale. Tuttavia il compito della Confraternita si esprimeva anche in momenti di forte aggregazione, quali la celebrazione di ricorrenze religiose, soprattutto la celebrazione delle feste patronali. Per i Maddalenanti la ricorrenza della Maddalena rappresenta il momento più significativo dell’anno. Salutati da uno scoppio di mortaretti, i Maddalenanti partono da Taggia, a piedi o a dorso di mulo, alla volta dell’eremo di Santa Maria Maddalena del Bosco, sorto nei pressi di una grotta dove – come vuole la tradizione – pare si fosse rifugiata in tempi remoti Santa Maria Maddalena per far penitenza dei suoi peccati giovanili (da qui deriva il modo di dire locale usato per indicare i trascorsi non precisamente esemplari di qualcuno: “Ha fatto anche lui (o lei) le sue maddalenate”).
Il cammino dura circa tre ore. La sera e la notte trascorrono fra banchetti e scherzi: la mattina successiva sono eletti il Contestabile e la Contestabile (che restano in carica un anno), i quali vengono, tra l'allegria generale, “incensati" con un ramoscello di lavanda. Successivamente, si procede al "bacio della reliquia" costituita da un grosso coperchio color nerofumo. Dopo questi riti “laici” si svolgono le celebrazioni religiose e, nel pomeriggio, il "Ballo della Morte", documento di estremo interesse etno-antropologico. Due uomini ne sono i protagonisti: uno è detto "o masciu", l'altro raffigura la "Lena".
La pantomima inizia con suoni e canti d'allegria in cui si mimano scene d'amore e di felicità: subito dopo la "Lena" muore. Disperato, il "masciu", nel tentativo di ridarle vita, la ricopre di lavanda. La "Lena" risorge e sulle note del canto funebre, con diverso ritmo, si celebra la resurrezione. E’ un rito che richiama alla mente remotissimi significati, legati all’alternanza delle stagioni e al potere delle piante.
Altra importante festa che si svolge a Taggia è quella di San Benedetto. Correva l’anno 1625 e i Savoia, in guerra contro Genova, minacciano la città. Il 26 aprile il Parlamento cittadino, decide di ricorrere all’aiuto divino e, con tanto di delibera ufficiale, viene fatto solenne e sacro voto a San Benedetto perché interceda a preservare Taggia dagli orrori del conflitto. In onore al santo, sarà eretto a spese pubbliche un oratorio e ogni anno, la seconda domenica di febbraio, sarà celebrata una festa di ringraziamento. Il 20 agosto, l’esercito savoiardi si ritira sconfitto e da allora, ogni anno, il voto è stato rispettato. La festa religiosa divenne poi anche occasione di rievocazione storica, ed oggi i festeggiamenti tabiesi in onore di San Benedetto costituiscono una delle manifestazioni più suggestive della tradizione ligure. La festa inizia la sera del secondo sabato di febbraio con la distribuzione di prodotti tipici locali in ognuno dei sedici antichi rioni della città, illuminati dai falò. Il giorno dopo si svolgono la processione di ringraziamento e la funzione religiosa. La domenica della settimana successiva, la parte antica della città diviene lo scenario di “quadri viventi”, allestiti per illustrare momenti e situazioni della vita del XVII secolo. Nel pomeriggio si tiene lo spettacolare corteo storico, con più di duecento tra dame, cavalieri, musici, soldati, popolani, artigiani, prelati. Il rione che avrà presentato le miglior riproduzioni degli abiti, dei monili, delle armature e delle armi del Seicento verrà proclamato vincitore dell’annuale trofeo di San Benedetto.